Novembre 2011, Bresso, Spazio Bresso Cultura (ex Ghiacciaia) Piazzetta di Via Cavour
La pittura può essere razionale, espressiva o ancora simbolica.
Può essere fredda ma anche viscerale. Spesso si vuol delimitarne il campo, si sente dire, questa è pittura questa no, però compito del dipingere è sempre quello di creare un’immagine e il suo valore non ha bisogno di barricate o steccati. Il compito del pittore è quello di creare un’immagine che sappia coinvolgere chi la guarda. Il tipo di coinvolgimento non ha importanza, può essere emotivo, mentale o altro. La qualità è il grado di questo coinvolgimento.
Mauri crea il quadro tramite “parole” e quindi simboli, cielo, mare, Michelangelo, fiore, ma le sue parole sono immagini, le prende dal mondo che lo circonda e che più lo colpiscono sensorialmente. Attraverso le parole costruisce la sua immagine mentalmente, vede il quadro, lo determina, non ha l’incubo del bianco. Il bianco è solo il tavolo dove lui appoggia la sua intuizione già definita.
La tecnica che usa è conseguente a ciò. L’ha costruita come si costruisce una casa, mattone su mattone. Una tecnica meticolosa, lenta, il cui compito è rendere visibile nel modo più chiaro e netto possibile la sua idea. Il tempo di esecuzione è quello dei monaci medioevali, non legato al correre continuo delle ore al di fuori dei contorni della tela. Ed è proprio questo abbandonarsi completamente all’esecuzione del suo simbolo, è la piacevolezza del lavoro antico, artigianale, che non si ferma al manufatto ma esprime la personalità dell’esecutore che rompe il gelo della parola detta e coinvolge lo spettatore.
Quando si guarda un quadro di Mauri non bisogna restare in superficie, lasciarsi rapire dall’abilità dell’esecuzione, ma farsi trasportare da essa per giungere al cuore del suo fare pittura che è idea e sensibilità, diventare partecipi dei suoi racconti tra sogno e realtà.
Mario Rocca